“Solo la consapevolezza può rivoluzionare la tua vita!”
Questo sarà un piccolo percorso a ritroso per parlare non
solo del bello del viaggio, ma anche delle paure, delle difficoltà e degli
errori che ho commesso per ingenuità ed inesperienza.
La partenza nasconde sempre in sé timore ed entusiasmo,
adrenalina e anche molti “se”…ma sono partita, zaino in spalla forte delle mie
convinzioni e capacità, credendo che bastasse saper comunicare anche solo in
modo non verbale per farsi comprendere da chi parla linguaggi diversi, forte
del mio aver lavorato per anni in ambito socio-educativo…sapendo solo pochi ed
incerti termini in inglese e credendo che sarebbe stato semplice adattarsi ed
essere flessibile nelle varie situazioni…forte del fatto che “io ero
l’occidentale che andava a fare del bene a chi era meno fortunato”.
Già…che idiota!
Sono partita sentendomi una volpe che crede di saper fare
tutto...a parole ,o quasi, e son dovuta andare fino in Thailandia per prendere
consapevolezza che non avevo fatto i conti con una miriade di cose che
riconducevano tutte a me stessa, al mio essere, alle mie insicurezze, alla
grande barriera che crea il non poter comunicare verbalmente con tutte le
conseguenze che si trascina dietro un "handicap" linguistico ed adattivo.
Mi chiusi a riccio per un paio di mesi abbondanti senza
riuscire a fare nulla e restando per gran parte di quei giorni con le gambe
penzoloni e lo sguardo perso…non trovavo la chiave per uscire da quella
sensazione di profondo sconforto e di terrore che mi bloccava…ambiente nuovo,
cultura, usi e costumi agli antipodi da quello a cui ero abituata…mi sentii
improvvisamente nuda e fragile, impaurita e piccola di fronte a questa
diversità che faticavo ad accettare e soprattutto che rifiutavo di comprendere.
Bloccata, chiusa come se proteggermi fosse la sola via
d’uscita e di sopravvivenza.
Ho imparato di più in quell'occasione che non nel lungo
percorso scolastico in cui mi è stato insegnato a leggere, scrivere, far di
conto e sapere un sacco di cose sulla storia passata del mondo , ma senza avere
qualcuno che m’insegnasse a vivere!
Certo si “impara” a vivere solo facendo esperienza, ma sono convinta che se qualcuno ci parlasse della vita, di come gestire
emozioni e sentimenti, di come va il mondo, di sicuro arriveremmo meno
impreparati di fronte a questo concetto immenso e sconosciuto che chiamiamo “percorso
di vita”.
Ma non voglio divagare…come non mi soffermo a spiegare come
sono uscita da quel buio momento di chiusura e rifiuto.
Il talento sociale!
Ho capito questo termine proprio in quel periodo di buio e
chiusura in terra straniera.
Nessun corso di volontariato e nessuna formazione specifica
sul luogo in cui mi stavo recando,o meglio, sì delle indicazione mi vennero
date dalla presidente dell’associazione, ma io non le tenni in considerazione
all’inizio, sempre per colpa del credermi forte delle mie esperienze e
conoscenze e certa di saper essere flessibile in ogni situazione.
Oggi sono ancora qui, cambiata e con una consapevolezza
diversa, e sono convinta che un motivo forte c’è che mi ha spinto a compiere
quel salto nel vuoto 4 anni or sono.
L’esperienza di “volontariato” in Thailandia, mi sta
permettendo di aggiungere sempre nuovi tasselli a quello che Severgnini
definisce “talento sociale” nel suo libro “La vita è un viaggio”.
Continua…
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