"Death
highway"...così viene chiamata la route 1090....1219 curve, in sali
scendi, che segnano la rotta da Mae Sot ad Umphang....kilometri di discese e
salite ripide...e a bordo strada sia a destra sia a sinistra una muraglia di
foresta che a tratti diventa giungla tanto è fitta la vegetazione e si ha la
sensazione percorrendola che oltre a flora e fauna non vi sia altra forma di
vita se non io e Nadia sul nostro scooter 125
perchè per km e km non si
incontra un villaggio, una tetto di foglie, un volto segnato da rughe di
saggezza...sembra di vivere in un altro mondo in cui la civiltà ancora non
esisteva...e la sensazione che ti si appiccica addosso è quella di una spremuta
di natura allo stato selvaggio e puro....uau!!! gli occhi si riempiono di ogni
goccia d'aria pura che si respira....e di ogni suono che diventa musica
piacevole e gradita compagnia lungo il percorso.
Questa "strada della morte" è un continuo salire e scendere di asfalto, fortunatamente, anche se a tratti diventa per qualche decina di metri un fuori pista misto ghiaia !!!
4.30/5.00 ore di viaggio, in scooter, e si giunge ad Umphang,
un villaggio di medie dimensioni abitato soprattutto da etnia karen.
Umphang, a sud rispetto Mae Sot, è conosciuto per i suoi trekking e per il raffting, per le sue "nam tok" (=acqua che cade) ossia cascate. La più famosa e visitata cascata della zona di Tak,
Un po’ per
pigrizia nel camminare ed un po’ per i costi elevati che la visita in jeep
prevede, noi abbiamo preferito tracciare per le strade che da Umphang
raggiungono altri villaggi karen fino ad entrare a Palatha.
Palatha è un micro
villaggio con una natura da togliere il fiato e da cui non riesci a staccare
gli occhi...immense palme che si stagliano dritte verso il blu, fiume che si
mostra e si nasconde come un serpente in agguato ma innocuo, montagne che
delimitano il confine tra Thailandia e Birmania, immensi bambù che si
intrecciano così fitti che è impossibile pensare di vedere dall'altra parte,
distese di coltivazioni di papaya, lime e banani... uno spettacolo!!!
In questo
viaggiare arriviamo alla fine della strada asfaltata che è segnata da un masso
in cui è segnato il numero (1090) ed il numero 0 (zero)...fine
corsa....ma si può proseguire anche se la strada diventa un fuori pista
sterrato....e la stessa sensazione ci pervade...km e km di sterrato fino a che la strada si blocca e segna
l’ingresso ad una riserva naturale patrimonio dell'UNESCO.
Girovagando in
sella alla moto e seguendo direzioni a casaccio arriviamo ad un posto di
confine e chiedendo capiamo di essere arrivate ad una frontiera ufficiosa che
collega Thailandia e Birmania…tanta la voglia di oltrepassare l’immaginario
confine ma, allo stesso tempo, la consapevolezza del non poterlo fare ci fa
decidere di fare dietro front e di godere di nuovi paesaggi che la Thailandia offre.
Non mi prolungo oltre...anche se di avventure da raccontare ce ne sono a catinelle...ma questa è stata la meraviglia assoluta del nostro viaggiare.
Il nostro
alloggio ad Umphang è un luogo dove
molti tailandesi nel week end e anche alcuni occidentali scelgono di
trascorrere qualche giorno di pace e riposo. Il bungalow è semplice ed accogliente e l’intero stabile, composto di bungalow e case in muratura, è
gestito da persone discrete e gentili in un luogo tranquillo circondato da
alberi e a pochi metri un torrente che culla le nostre notti....e da un office
a dir poco...alternativo. A pochi metri
da qui ci sono un paio di ristoranti thai con buon cibo locale e tutte le
piccole ma necessarie comodità che servono per non farsi mancare nulla…come un
cappuccino o l’ufficio informazioni a poche centinaia di metri dal nostro
alloggio
(Garden Huts),
ed ancora l’immancabile e benedetto 7eleven, un minimarket super
fornito di tutto quello che serve e molto di più.
In questo luogo naturale e per certi aspetti incontaminato abbiamo staccato la presa della quotidianità lavorativa....ci voleva.
Eppure c’è
qualcosa che non posso dimenticare...a circa metà strada tra Umphang e Mae Sot
c'è il campo profughi di Um Piam (circa 15.000 profughi birmani vivono al suo interno)...inerpicato sulla collina in una zona in cui
l'aria è fredda e gelida a tratti...e in cui le prospettive di vita sono quasi
inesistenti...è sempre un pugno alla bocca dello stomaco vedere questi volti
che non hanno futuro, identità...
e ancora una volta il border tra questi due paesi è carico di contraddizioni inevitabili in cui tanta bellezza si mescola a tanta tristezza!
e ancora una volta il border tra questi due paesi è carico di contraddizioni inevitabili in cui tanta bellezza si mescola a tanta tristezza!
Con questo bellissimo ed anche triste paesaggio naturale stampato sul cuore,
saluto questa terra sempre ricca di sorprese e aspetto il prossimo ritorno per
dare un seguito a questa avventura umana e di continuo viaggio sempre in
divenire!!!
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