Same
same...but different!
Il ricordo di queste parole è estremamente nitido, senza sfocature, senza necessità di ricorrere a ritocchi digitali quali photoshop o instagram.
Col senno di poi di sicuro cambierei il modo in cui, nel Luglio 2012, le ho espresse : mezzo SMS. Ma, in quell'occasione, era la via più veloce e istantanea per farle giungere alla persona interessata che, dopo la ricezione dell'sms, ha verbalizzato la sua risposta istintiva: "questa è folle".
L'incontro con Nadia - fondatrice di una piccola Onlus - e il breve scambio di SMS con lei, sono stati la spinta, tanto attesa, di un cambio quasi radicale di rotta per la mia vita.
Dopo 4 mesi di vita maesottiana, cioè non aliena, ma intesa come vita vissuta per la stragrande maggioranza del tempo a Mae Sot - cittadina che segna i confini geografici tra Thailandia e Myanmar (Birmania)- posso affermare che il mantra same same... but different mi è stato fedele compagno di notti insonni e di giorni più o meno "annoiati" / movimentati.
Ma andiamo con un po' d'ordine.
Il mio arrivo portava, dentro il suo grosso rosso zaino colmo di just in case , il segreto desiderio di incrociare nuovamente gli occhi color "oro nero" di Thin Kayei, la mia piccola e speciale amica birmana detta anche "Ciao". Ma, sempre dentro lo stesso zaino, si nascondeva -non poi così bene- il timore che forse non l'avrei trovata...
Preciso che la reale motivazione che mi fa compire - da 3 anni ormai - un volo di 8700 e più kilometri, è il poter dare un aiuto tangibile al popolo birmano rifugiato in Thailandia, che si traduce nel supportare il learning centre Nam Tok con i suoi 300 studenti birmani. Questo è possibile grazie alla piccola Associazione Onlus di cui faccio parte.
Ma il mio racconto non è ancora finito..... prossimamente on line la seconda parte del viaggio
A cura di C. L.
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